di Marco Maria Freddi
Il Santo Padre, in occasione del Giubileo, ha invitato nuovamente la Diocesi di Roma e le diocesi di tutto il mondo a mettere a disposizione i propri immobili per accogliere i più bisognosi. Un gesto concreto, un segno tangibile di speranza in un’epoca segnata da profonde disuguaglianze.
La Diocesi di Parma, con il suo vasto patrimonio immobiliare, non solo di chiese, case canoniche, centri parrocchiali o edifici storici, ma anche di centinaia di appartamenti, negozi, capannoni e terreni agricoli, potrebbe e dovrebbe essere in prima linea in questa opera di carità . Eppure, nonostante gli inviti pressanti del Papa e il grido di dolore che sale dalle nostre strade o sotto i ponti, il Vescovo di Parma sembra restare impassibile.
Perché questa sordità di fronte all’esigenza dei più deboli?
Il patrimonio della Chiesa non è un bene privato, ma un tesoro che deve essere condiviso con chi è meno fortunato. Ogni edificio posseduto dalla Diocesi o dalle Congregazioni religiose, ogni spazio inutilizzato o sottoutilizzato, rappresenta un’opportunità per costruire una comunità più giusta e solidale. Nei racconti di mia madre, Tobia esprimeva un forte messaggio di generosità , compassione e giustizia sociale. Parlava dell’importanza di prendersi cura dei poveri e dei bisognosi, non dando loro solo un tetto provvisorio, un pasto o degli abiti, ma del dovere di prendersene cura per l’intera vita, come pensava Don Luigi di Liegro, il fondatore (disilluso e frustrato) della Caritas diocesana.
Le parole del Papa risuonano come un monito: “Dio ama sempre tramite qualcuno”. Lei, Eccellenza, ha la possibilità di essere questo “qualcuno”. Può scegliere di essere corpo di speranza e cambiamento, oppure di rimanere ancorato a vecchi schemi e a una gestione del potere economico che ha ben poco a che fare con il Vangelo e la storia di Gesù Cristo.
Ci sono associazioni sul territorio di Parma che rispondono al bisogno delle persone povere e fragili, persone dipendenti da malattie psichiatriche o sostanze, persone che devono essere strappate dalla strada. Queste realtà chiedono per i poveri un gesto di carità vera, definitiva e risolutiva, non solo dormitori, mense o distribuzione di vestiario in inverno, ma attività di supporto e affiancamento che possono durare tutta la vita e per questo hanno bisogno dei suoi spazi, sottoutilizzati o inutilizzati. Non è più tempo di indugi. I poveri non possono aspettare. È necessario agire ora, con determinazione e coraggio.
Eminenza, risponda a questo appello
Mostrando al mondo intero che la Chiesa è ancora viva e non curva nei suoi scandali sessuali e finanziari, che è presente e sa rispondere ai bisogni del suo tempo, tornando a essere riferimento morale nel mondo. Apra le porte dei suoi immobili, offra un tetto a chi non ce l’ha e a chi intende spendere la sua vita per dare risposte definitive alla povertà . Dimostri che la fede si può tradurre in opere concrete, costanti e durature.
Il Papa ha indicato la via, tocchi a Lei percorrerla. Non deluda le aspettative di tutti coloro che credono in un futuro migliore. Agisca Eccellenza, il tempo stringe, il bisogno è grande e la storia giudicherà .
(18 novembre 2024)
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