di Redazione #EmiliaRomagna twitter@gaiaitaliacomlo #Giustizia
A 34 anni dall’attentato al Rapido 904 Napoli-Milano, a San Benedetto Val di Sambro la commemorazione delle vittime, mentre ancora la vicenda è avvolta dall’oscurità della connivenza, si è tenuta a San Benedetto Val di Sambro alla presenza del sindaco Alessandro Santoni, di quello della Città metropolitana di Bologna, Virginio Merola, e di Loretta Pappagallo, rappresentante dell’associazione dei familiari delle vittime, una cerimonia di commemorazione alla quale è intervenuto anche il presidente della Regione Stefano Bonaccini.
E’ con il cordoglio e il rispetto per le vite inutilmente spezzate e la richiesta, che mai verrà meno, di arrivare alla completa verità e giustizia che celebriamo oggi la ricorrenza di quella passata tristemente alla storia come la strage di Natale del treno Rapido 904, una delle troppe vicende che hanno insanguinato l’Italia e il nostro territorio nei decenni passati. Vicende che richiedono una verità piena, negata in tanti casi, e che per noi rappresentano una battaglia e un impegno che non hanno termine”.
Con queste parole il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha ricordato le vittime dell’attentato al Rapido 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano, avvenuto il 23 dicembre 1984: nella grande galleria appenninica, dopo la stazione di Vernio, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, provocò la morte di 17 persone e 266 feriti. La commemorazione si è svolta alle 10.30 – l’ora della strage – alla Stazione ferroviaria Val di Sambro, alla presenza, oltre che di Bonaccini, del sindaco della Città metropolitana di Bologna, Virginio Merola, del sindaco di San Benedetto Val di Sambro, Alessandro Santoni, del sindaco di Castiglione dei Pepoli, Maurizio Fabbri, e di Loretta Pappagallo, rappresentante dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage.
“E’ questo lo spirito che ci ha accompagnato– ha aggiunto Bonaccini- presentando nei giorni scorsi il frutto del lavoro corale di istituzioni, associazioni di volontari e parenti delle vittime, con la digitalizzazione dei fascicoli processuali delle stragi di terrorismo giudicati dalla Corte d’Assise di Bologna a partire dal 1971, grazie al quale è possibile rileggere in modo integrato e veloce alcuni tra gli eventi più controversi della storia dell’Italia repubblicana. E questo oltre al salvaguardare la memoria di quegli anni, può consentire un approfondimento per gli storici e per gli inquirenti la possibilità di svolgere ulteriori indagini nella ricerca della verità. Una verità che dobbiamo alle vittime e ai loro familiari, ma che dobbiamo anche alle nuove generazioni per consegnare loro, oltre alla memoria dei fatti, anche l’attribuzione delle responsabilità di questa orrenda strage. Gli inquirenti devono poter condurre fino in fondo le indagini, per arrivare ai mandanti, rafforzando così i valori di democrazia, civismo e convivenza”.
(23 dicembre 2018)
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