di Marco Maria Freddi
I media web di Parma raccontano della manifestazione “No Cargo” di sabato scorso (22 ottobre, ndr) a cui hanno partecipato circa 300 manifestanti, cittadini, associazioni, comitati e partiti politici. I manifestanti hanno ribadito la loro contrarietà all’allungamento della pista dell’Aeroporto Verdi per fini commerciali mentre la posizione dell’Amministrazione Comunale e del suo Sindaco, Michele Guerra, è di uguale contrarietà all’avvio delle attività cargo, ma favorevole ai voli passeggeri.
Difficile dire dove sia il punto d’equilibrio, personalmente credo che l’aeroporto di Parma, come i tantissimi altri aeroporti “condominiali” di tante città italiane andrebbero chiusi, il punto politico è la loro sostenibilità ambientale ancora prima di quella economica. Avere un aeroporto ogni 50 chilometri, come abbiamo in nord d’Italia, non è sostenibile in termini ambientali e bisogna avere il coraggio di dirlo: per questo sostenere la chiusura dell’aeroporto di Parma. Parma può essere esempio in Italia di coerenza per una vera transazione ecologia, transizione obbligata per il futuro per i nostri figli, come coerente sarà se gli investimenti pubblici e privati saranno destinati solo alla mobilità sostenibile. Questa è la mia personale opinione espressa da molti anni, come da anni ho proposto all’amministrazione precedente ed oggi a quella attuale, di guardare alla politica del XXI secolo che chiede di affiancare alla politica elettiva i cittadini, responsabilizzare i cittadini in alcune specifiche scelte che coinvolgono l’intera città, adottando lo strumento delle Assemblee dei Cittadini con valenza deliberativa.
La questione “No Cargo” è politicamente vinta ed archiviata, per i prossimi cinque anni non se ne parlerà più ma la domanda “chi ha paura della partecipazione diretta dei cittadini” rimane aperta e non è una provocazione. Rimane aperta perché solo 76mila cittadini parmigiani su 142mila aventi diritto al voto si è recato alle urne per eleggere il Sindaco e il Consiglio Comunale a Parma e nonostante questa provata distanza dalle questioni pubbliche, i cittadini non sono chiamati a condividere alcuna responsabilità.
Ho letto della proposta della nomina di un coordinatore per facilitare le assemblee di quartiere circa la questione stadio. Comprendo la necessità di mantenere fede ad una promessa elettorale ma credo che se il sistema degli incontri, per quando mediati e facilitati, saranno come sempre è stato, la partecipazione sarà ad appannaggio di sole tifoserie politiche, associazioni pro o contro o comitati portatori di interessi e non sarà in grado di fare sintesi informata come invece accadrebbe con le Assemblee dei Cittadini. Nonostante la buona volontà ed il segnale che l’amministrazione vuole dare alla città chiamando i cittadini a partecipare alla cosa pubblica, la politica parmigiana deve fare di più, la politica deve fare un passo indietro per farne tre in avanti e quota parte della soluzione sono le Assemblee Deliberative delle Cittadine e dei Cittadini estratti a sorte.
Mi auguro che la Giunta e il Consiglio Comunale di Parma vogliano prendere in considerazione l’introduzione dell’unico strumento che ad oggi coinvolge in modo attivo ed efficace i cittadini delle città di tutto il mondo e che, a differenza dell’amministrazione precedente, non ignori con il silenzio la proposta. Chi ha paura della partecipazione dei cittadini?
(25 ottobre 2022)
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