di Marco Maria Freddi #LiberamenteRadicale twitter@parmanotizie.com #Politica
Leggendo la lettera della Onorevole Laura Cavandoli comprendo che anche per lei, non tutti gli stupri o tentativi di stupro, hanno lo stesso peso. Quante volte sui giornali leggiamo di una “bestia marocchina” di un “verme senegalese” o commenti del tipo: “ormai non si contano più le violenze sessuali perpetrate da immigrati in Italia”. E mentre i politici ed i commentatori sono impegnati nella furiosa caccia al mostro nero, ci si dimentica delle vittime.
Come ha infatti evidenziato l’attuale presidente dell’Istat Giorgio Alleva alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, gli stupri subiti dalle donne italiane sono stati commessi da italiani per oltre l’80% dei casi, insomma, 4 volte su 5 l’autore della violenza è italiano e bianco.
Nonostante i dati di realtà, sembra che a interessare politici e media, siano solamente le violenze commesse da immigrati. Quando un immigrato è coinvolto in un caso di violenza, si crea una situazione da tempesta perfetta non certo come quando a commettere l’abuso è uno stimato cittadino italiano e bianco: non c’è neppure bisogno di analizzare e processare la vittima…
Quando furono accusati di aver abusato di due studentesse statunitensi due carabinieri di Firenze, si accese l’interminabile discussione sulla “improbabile” morale delle due ragazze, perché ubriache e per certo “provocatrici” ed il comportamento delle due, causa naturale di un “consensuale e maschio” rapporto sessuale. Nei casi di violenza commessi da stranieri, mai si fa accenno alla lunghezza della gonna, alle scollature profonde, ai provocanti atteggiamenti o alla percentuale di alcool nel sangue. E non sono qui a dire che a cose così si debba accennare.
E’ sempre accaduto nei Paesi di immigrazione, è accaduto negli USA come in Europa o nel resto del mondo, anche quando ad emigrare erano gli italiani, sempre si è scritto del rischio di violenza sulle donne del paese ospitante, sempre si è sempre scritto di “invasione” o ancora peggio di “sostituzione etnica”, in cui l’immigrato, di tutti i tempi e di tutte le latitudini – è raccontato ancora oggi – diventa il famelico ladro di lavoro, di servizi, di case e perché no, di donne.
I racconti delle violenze parlano di donne viste e vissute come proprietà maschile, che hanno bisogno di essere difese, ed è questo atteggiamento di cultura della proprietà che poi riflette il comportamento di denuncia delle donne nei casi di violenza sessuale, infatti, sempre secondo il rapporto dell’Istat, le vittime che hanno subito uno stupro da parte di uno straniero, denunciano sei volte di più rispetto al caso in cui l’autore sia italiano. Segno evidente che cambia proprio la percezione della gravità della violenza a seconda della nazionalità dello stupratore e noi a Parma ne abbiamo la riprova.
Quante volte sui nostri media, sui nostri social, il pusher nigeriano Wilson Ndu Anihem è stato accusato di essere il vero stupratore poiché, in fondo, la ragazza con Federico Pesci era uscita consensualmente… E nonostante i numeri dicano senza ombra di dubbio che non esiste un nesso causale tra immigrazione e reati ma che al contrario l’aumento degli stranieri degli ultimi anni coincide con una generale loro diminuzione, il racconto volgare e violento anti-immigrazione continua.
I dati dell’Istat ancora vengono in soccorso e dicono chiaramente che – dal 2007 al 2016 – mentre gli stranieri passavano da 3 a 5 milioni, tutti i principali indicatori con cui misuriamo la criminalità sono diminuiti: sono diminuite le denunce, gli omicidi, il numero di furti è rimasto invariato, sono diminuite le rapine e le violenze sessuali.
Chi usa la cronaca delle violenze per fare propaganda politica, cara Onorevole Laura Cavandoli, non ha affatto a cuore la sicurezza delle donne. Se la avesse, proporrebbe in Parlamento di incentivare l’educazione sessuale nelle scuole ed invece di urlare alla castrazione chimica in via Mazzini, dovrebbe lavorare alla riduzione dei tempi del sistema giudiziario ed ancora non appoggiare la “riforma” Pillon, vero pilastro della riduzione a proprietà maschile delle donne.
Lo sa anche lei, ne sono sicuro. Ma è molto più semplice, molto più semplice gridare al lupo, soprattutto se poi il “lupo” è nero.
(3 luglio 2019)
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