Se è vero che, come scrive il giornalista e saggista Stefano Tomassini, “I luoghi cambiano a seconda del percorso che si fa per raggiungerli”, viene naturale ricondurre gli scatti di questo viaggio tutto italiano proprio al percorso, umano e fotografico, del suo autore. Le tappe, che si susseguono tra Nord e Sud della penisola senza alcuna esigenza didascalica, spaziano tra città d’arte e piccoli borghi, tra lidi e montagne, raccontando nel loro dispiegarsi – tra spazio e tempo – un viaggio paziente e silenzioso.
Un cammino, verrebbe da dire, o addirittura un pellegrinaggio, spinto anche in questo capitolo, come nei precedenti, da un profondo desiderio di comprensione dell’animo umano. È certamente questa la vocazione che Montali trasferisce nei suoi scatti: la capacità di mettersi in ascolto dell’altro, sia esso un essere animato o un paesaggio, facendone risuonare la voce e riuscendo a ricondurla, con la pazienza del saggio, verso le proprie radici. Attraversando luoghi più o meno celebri di un’Italia che sembra avvolta da un impercettibile e umido velo di malinconia, Montali ci invita ad assaporare il gusto della memoria, facendoci assaggiare qualcosa che “sa di buono” proprio perché autentico e imperfetto, lontano da ogni giudizio, celebrazione e ricercatezza passionale.
Come si conviene in un’opera di sintesi, gli Appunti italiani di Montali raccontano i tre volti del Paese: la natura, la cultura, le tradizioni. Ampio spazio è dato alle opere d’arte – in particolare scolpite (il Sacro Bosco di Bomarzo, i marmi romani, i portali romanici e le ville palladiane), immortalate senza accademismo né affettazione, o forse prese come pretesto per l’osservazione di manu-fatti che rivelano la sapienza artigiana del saper fare.
Lo stesso dicasi per i paesaggi e le vedute a campo lungo nelle quali una presenza umana, seppure accennata, funge da centro di senso e di misura delle cose. Nelle vedute urbane l’accento si sposta su dettagli e scorci silenziosi, ma mai inanimati: ogni elemento è attraversato dai solchi del tempo, che appaiono il corrispettivo delle rughe presenti su un viso maturo. Anche agli oggetti, che Montali ama particolarmente, è affidato il compito di custodire la memoria del tempo, lasciando ancora più spazio a un “racconto al passato” che rivela la distanza dal presente. Forse è proprio lì che si svela l’anima più sensibile del fotografo, che qualche volta cede a un sospiro di malinconia.
Nel percorso fotografico trentennale di Montali, quindi, gli Appunti italiani rappresentano il legame con le proprie radici e la necessità costante di ritornare ad esse, sapendone leggere, in trasparenza, la bellezza e i contrasti; (dalla presentazione di Claudia Cattani).
Dopo l’inaugurazione del 5 novembre alle 11 Gigi Montali sarà esposto in Sala Baganza a Parma, fino al 26 novembre.
(4 novembre 2023)
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