di Paolo M. Minciotti #Discriminazione twitter@parmanotizie #Piacenza
E’ con un comunicato di pessimo gusto, e dai toni indifendibili, che il Comune di Piacenza presume di rispondere dell’orrenda vicenda che ha visto protagoniste Sara Dallabora e Irene Ferramondo nella causa intentata contro il Comune di Piacenza.
Posto che le sentenze non si commentano e nemmeno ci si difende dietro di esse, posto che men che meno si dovrebbe accusare nascondendosi dietro le sentenze che non andrebbero commentate, soprattutto quando si è parte in causa, in questo leghistissimo, nei toni, nei modi e nella prosopopea sovranista e discriminatoria del comunicato ricevuto in redazione, il Comune di Piacenza avrebbe potuto evitare una risposta che punta il dito e non gli fa onore.
E’ la vicesindaca Elena Baio ad aprire le danze contro Arcigay Emilia-Romagna e Arcigay Piacenza in merito alle spese legali dovute da Sara Dallabora e Irene Ferramondo nella causa intentata contro il Comune di Piacenza scrivendo
registriamo oggi la presa di posizione di improvvisati avvocati difensori [sic], che chiedono al Comune di rinunciare ad incassare le spese legali disposte dalla Corte d’Appello di Bologna. Nell’evidenziare come a una sentenza di soccombenza, segue naturalmente una condanna alle spese legali, che è quantificata dal tribunale e non certo da una delle parti, urge ricordare che una rinuncia alle spese esporrebbe il Comune alla responsabilità contabile della Corte dei Conti: cosa che siamo certi non vogliano nemmeno i sottoscrittori di questo accorato appello”.
La vicesindaca Baio decontestualizza l’affermazione del presidente di Arcigay Piacenza che dice esattamente:
Il comune di Piacenza sostiene l’UNICEF, la quale tra l’altro si è espressa pienamente a favore delle famiglie omogenitoriali, ed è assurdo che tratti in modi diversi bambini e bambine discriminando sulla base delle loro famiglie. Invitiamo il comune a rinunciare a questo pagamento (…)”
ed evita accuratamente di soffermarsi sull’incoerenza di un Comune che pratica politiche discriminatorie contro le persone LGBTI e le loro famiglie e contemporaneamente sostiene l’Unicef che si è espressa favorevolmente nei confronti delle famiglie omogenitoriali, mentre il Comune di Piacenza ha addirittura – in linea con la discriminazione che è politica attiva della Lega – lasciato la rete dei Comuni che la discriminazione la rifiutano.
Una medaglia al valore per i Comuni che hanno continuato ad aderirvi.
La vicesindaca Baio conclude poi il comunicato con un capolavoro di protervia quando scrive “il Comune di Piacenza ha proposto, con spirito conciliativo, la rateizzazione dell’importo dovuto, rifiutata dalle signore Dallabora e Ferramondo” dimentincando di ricordare che le due donne chiedevano giustizia per i loro figli e non elemosine, essendo in grado di pagarsi le spese legali da sole.
Insomma il commento supera la sentenza. E sancisce l’eterno riposo dei diritti che a Piacenza evidentemente non hanno cittadinanza.
(8 luglio 2020)
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