La comunicazione riparte da #Parma2021 e sceglie Palazzo Pigorini e l’Auditorium Paganini

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di Isabella Grassi, #parma2021

A Palazzo Pigorini e fino al 30 gennaio 2022 è partita la mostra dedicata a Franco Maria Ricci “I segni dell’uomo” che porterà i visitatori a conoscere l’editore recentemente scomparso, poliedrico e affascinante protagonista della città oggi capitale della cultura.

Si è tenuta venerdì 22 ottobre a Palazzo Rangoni la conferenza stampa di presentazione, dove dopo i saluti del Prefetto, che ha fatto gli onori di casa, ha preso la parola Michele Guerra, assessore alla cultura della città, narrando come sia ancora attuale e come tale vada promosso il pensiero di FMR e della sua “visione fotografica”.

Dopo un breve momento di commozione condivisa della moglie Laura Casalis è stato il prof. Giorgio Antei, curatore della mostra insieme a Maddalena Casalis a  riportare alcune parole di Franco Maria Ricci: “La bellezza è dappertutto e per scoprirla bisogna essere curiosi”, che meglio descrivono il contenuto dei lavori esposti.

E’  la bellezza il leit motiv della mostra sull’editore e graphic designer parmense a Palazzo Pigorini per Parma 2021, bellezza estetica ma anche pratica (SCIC e Bodoni hanno sale dedicate), per culminare per il senso pratico che lo caratterizzava alla realizzazione di un sogno con il Labirinto della Masone, con ampie immagini al medesimo riservate.

La mostra non vuole però essere solo un amarcord ma una ripartenza, infatti la sala dedicata alla rivista FMR, considerata “la rivista più bella del mondo” dai moltissimi appassionati,  è un nuovo punto di inizio. Con l’occasione è stato dato l’annuncio che, come Franco Maria Ricci desiderava, verranno presto pubblicati nuovi numeri, partendo dalle iconiche copertine che l’hanno resa famosa, conservando la cura nella presentazione ma aggiornandola ai tempi che viviamo.

Un appuntamento letterario da non perdere al quale ci si può preparare visitando la mostra.

Sabato 23 e domenica 24 ottobre sono invece momenti di festa per l’editoria e per Parma. Il quotidiano Domani ha scelto la Capitale della cultura 2021 per festeggiare il suo primo compleanno con una due giorni ricca di eventi. Tra gli appuntamenti del primo giorno, ieri pomeriggio per Parma e Dintorni Beppe Cottafavi ha fatto da moderatore a Paolo Nori e Michele Guerra con un divertente e interessante momento di dialogo tra letteratura e calcio della nostra città.

Paolo Nori ha ricordato infatti come nel 1975 nel campo da calcio che allora era presente nel Parco della Cittadella si svolse (ma non ce ne ha rivelato il risultato) uno scontro tra i protagonisti di due set cinematografici presenti nella cittadina emiliana: Novecento di Bernardo Bertolucci e Salò di Pier Paolo Pasolini, perché Parma è stata anche questo. Peccato che oggi non sia replicabile. Autori russi e Parma calcio sono gli amori dello scrittore parmigiano che rivela come entrambi lo facciano soffrire.

Michele Guerra affianca all’amore per il calcio quello del cinema che definisce inclusivo e rivela che data la sua età (ha vent’anni in meno di Nori), non ha mai sofferto per il primo e ha scoperto tardi il secondo, potendolo apprezzare appieno.

Nori parmigiano doc, anche se ora risiede a Bologna, dichiara di tornare volentieri a Parma e di non provare fastidio per le cose che non funzionano in città, e se ne esce con una frase sul cinema come per servire un assist a Guerra: “non facendosi il cinema a scuola, almeno quello non è stato rovinato”.

L’assessore che è professore nella materia all’Università cittadina conferma infatti come il tema delle immagini a scuola non sia sviluppato attuandosi così una discrasia tra il mondo che viviamo (pieno di immagini) e ciò che viene studiato a scuola, almeno fino alle superiori.

Se per Nori la lettura di un libro porta il lettore a vivere una realtà aumentata, e quindi riconsegna un mondo più bello, per Guerra il cinema è la forma d’arte che sola, non ha mai avuto problemi ad adattarsi alla tecnologia, evolvendo con essa e integrandosi alla stessa. L’abbandono delle sale cinematografiche che stiamo attraversando non deve preoccupare gli amanti del cinema, ma va visto come la creazione di una nuova forma espressiva:: il cinema espanso la fruizione su smartphone o altri supporti mutimediali  ha così modificato l’impatto cognitivo del film.

Sulla comunicazione e sul linguaggio conclude poi Nori, che fa presente come il dialetto parmigiano non conosca i termini felicità e amore, che vengono espressi con perifrasi che prevedono l’uso della parola bene. Amor in dialetto parmigiano è un falso amico, vuole infatti significare che la persona che la dice sta morendo. Nori rivela di non riuscire a pronunciare né la parola felicità né la parola amore.

Io auspico invece che si superi questo bias cognitivo e che tali parole vengano presto diffuse non solo nella nostra città ma in tutto il mondo e chissà che invece di introdurre improbabili femminili o l’utilizzo di * si diffondano, facilitate dal fatto di non avere genere.

E sulla comunicazione per oggi è tutto.

 

(24 ottobre 2021)

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