di Isabella Grassi #ToroNagashi twitter@parmanotizie #ToroNagashi
Il mattino del 6 agosto 1945 alle ore 8:15 la bomba atomica “Little Boy” è stata lanciata sulla città giapponese di Hiroshima, e solo tre giorni dopo è stato eseguito il lancio di “Fat Man” su Nagasaki. Sono passati 74 anni da questi eventi che hanno portato alla morte di quasi duecentomila civili, così colti dalla mietitrice mentre si apprestavano inerti e ignari alle normali attività giornaliere.
Simpatici nomignoli quelli dati a queste messaggere di morte che ricordano un mondo fantastico, quale quello dei cartoni animati.
Per associazione di idee tra immagini e Giappone la mente corre verso le opere di Miyazaki e dello studio Ghibli, e così si pensa alle anime rappresentate da questo maestro, alla musica che è molto di più di una semplice colonna sonora e alla forza della natura, in particolare all’acqua che è sempre presente nei suoi lungometraggi animati. Credo che questi elementi siano ben rappresentati dal maestro dei cartoni giapponesi e che facciano parte della sua cultura.
Ecco perché non ci si stupisce se dal 1946 in Giappone si realizza una cerimonia chiamata Toro Nagashi che letteralmente significa “lanterne che corrono” per ricordare così anche le vittime delle due città martiri.
Ogni anno in questi giorni di estate e sul fare del tramonto, ecco che delle piccole lanterne illuminate al loro interno con delle candele, vengono affidate alla corrente del fiume perché arrivino al mare. Si pensa infatti che le lanterne servano da guida agli spiriti degli avi che dopo aver fatto visita ai propri cari, così possano rinascere, rappresentando le anime dei morti che tornano nel mare, che è la fonte della vita, non solo umana.
A Parma da 11 anni viene realizzata questa commemorazione con la collaborazione della comunità giapponese presente sul territorio, ma soprattutto grazie alla partecipazione del Tempio Zen Fudenji. Ad aprire la manifestazione tenutasi al Parco Ex Eridania di Parma il 6 agosto con il patrocinio del Comune di Parma sono stati infatti i rulli dei tamburi giapponesi O-Daiko.
Ecco così che la scuola Fudendaiko del tempio zen Fudenji ha fatto ascoltare il grande tamburo il cui suono “riproduce il battito del cuore, ampliandolo e interpretandolo con una vibrazione profonda che risuona già nell’aria nel gesto preparatorio, quasi una danza del musicista che si accinge alla percussione” così come viene definito sul sito della scuola stessa.
C’è stata anche, a dire il vero, una breve apparizione del sindaco Federico Pizzarotti che ha ribadito la volontà anche della sua amministrazione di continuare questa iniziativa, da lui ereditata.
Ci sono state letture di poesia a cura di bambine che hanno commosso gli istanti anche se l’acustica lasciava a desiderare, ma la loro presenza e l’emozione che traspariva facevano da cornice e perdonavano le purtroppo numerose pecche organizzative.
Il pubblico è stato numeroso così come sono state tante le lanterne introdotte nelle vasche presenti nel parco a simboleggiare il fluire del fiume. Una serata serena terminata con un cuore emozionato ed una sonora risata alla notizia che una bambina nel porre in acqua la sua lanterna era scivolata facendosi un bagno notturno che vista la calura non le sarà dispiaciuto troppo, e che non ha avuto conseguenza alcuna.
Il prossimo appuntamento con i tamburi del Fudendaiko il cui incasso verrà devoluto per il restauro della Chiesa di San Francesco Del Prato sarà all’Auditorium Paganini l’8 settembre alle 18:00. Un’altra data con un significato che ci riaggancia ancora una volta al secondo conflitto mondiale, dal quale sono passati oltre settant’anni ma che non va dimenticato.
(8 agosto 2019)
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