di Isabella Grassi, #Parma
Oggi al Centro Giovani Federale di Parma in Via XIV Maggio è partito il centro estivo con oltre quaranta ragazzi e domani partirà la rassegna Spazi d’Ozio del Teatro del Cerchio e noi come promesso vi accompagneremo passo dopo passo. Ogni lunedì vi proporremo il programma settimanale, alcune anticipazioni e spunti per gli appuntamenti e la frase della settimana da scoprire insieme.
In questo primo appuntamento tante le novità: il logo della rubrica appositamente creata da Alessandra Bertani che rappresenta le maschere teatrali, richiama i colori della rassegna e ne coglie il volo culturale, la prima puntata di “Telefono Spento” di Giovanni Bertani, con il suo sguardo particolare, quasi alieno, che seguirà alcuni momenti e ne costruirà così un romanzo a puntate, e le anticipazioni sugli spettacoli.
Ma ora “A Telefono Spento di Giovanni Bertani”…
A telefono spento Prologo
Era piovuto a lungo e tu speravi che la malattia non sarebbe più tornata.
Poi l’hai riconosciuta dai sintomi: il caldo che avanza, termosifoni chiusi, lenzuola acidule di sudore, condizionatori che ti spaccano le ossa con mascelle fredde e forti come quelle dei leoni. Una bocca asciutta, una sete perenne.
L’autunno arriverà, ti sei detto. Sarà come una convalescenza: il fiume che raccoglie la luce dorata di fine settembre, gli ultimi tuffi delle rondini tra i tetti della tua città, il vento che spinge via le prime foglie ingiallite lungo i viali.
Una volta tanto avresti preferito scontare questa malattia da solo, ma ti tocca la compagnia dell’ultimo amico rimasto: gonfio di spritz al Campari, con un alito che perfora la mascherina azzurra e copre l’odore del gelsomino alla fermata.
Ti parla di alieni che stanno conquistando la terra trasportati dai 5G e dal virus e tu gli sorridi, ma non lo ascolti.
Invece ti specchi in una vetrina senza riconoscerti, imbustato come sei nella tua vecchia pelle come in un sacchetto di plastica da raccolta indifferenziata.
Ti senti la puzza del giorno addosso, ti bruciano i neuroni, vorresti infilare la testa in un frigorifero.
«Gli attori, gli attori. Saranno tutti là a indottrinarci dal palcoscenico col loro “andrà tutto bene”» dice.
Un delirio strutturato, pensi. Dovuto al caldo, ti dici.
L’autobus arriva che è già buio. Saluti il tuo amico, gli prometti che lo porterai a teatro.
Davanti al portone sotto casa c’è l’inquilino grasso del piano terra in canottiera su una sedia sul marciapiede con la moglie che gli allunga bottiglie di birra gelata dalla finestra della cucina.
Ti saluta, digerisce e ti racconta che nel palazzo di fronte è arrivata una nuova inquilina.
Proprio di fronte a te, dice. E ti strizza l’occhio.
Sali in casa. Le finestre dell’appartamento di fronte sono spalancate: un salotto una donna giovane seduta in poltrona illuminata dalla luce azzurrognola di un televisore acceso. In un angolo, un comodino con un vecchio telefono a disco. Ogni tanto lei lo guarda come se aspettasse una chiamata.
Non hai voglia di mangiare ed esci in strada. Giri per i vicoli alla ricerca del fresco tra le vecchie case addossate come denti in una mascella troppo piccola. Niente più ambulanze come l’anno scorso, niente più lampeggianti della polizia, ma colpi di vento che serpeggiano come spiriti inquieti che si domandano dove siano finiti tutti.
Forse ha ragione il tuo amico: gli alieni li hanno portati via.
Sono rimaste le donne con le gonne di cuoio che fumano e ti guardano spavalde. O chi spaccia, indisturbato, felicità in pillole per pochi soldi.
Nello sbadiglio dei portoni denti bianchi, perfetti, ti sorridono famelici.
Sono loro, pensi, i futuri padroni del mondo.
Acceleri il passo tra i sacchi dell’immondizia ancora da raccogliere, lungo strade deserte di una città nascosta dietro persiane spalancate che ti guardano furtive.
Un brivido caldo ti serpeggia lungo le vene e rientri.
Ti spogli e ti butti sul divano perché la camera è un forno.
Lasci la finestra spalancata nella gola calda della notte.
Nell’appartamento di fronte la luce è accesa, il televisore è spento; nella stanza non c’è nessuno. Si apre una porta, la donna giovane entra, esegue un inchino, sorride e avanza verso la poltrona. Fa per appoggiare la mano sul telefono, poi scuote la testa ed esce. Rientra poco dopo e compie gli stessi gesti.
La scena si ripete due o tre volte, come un attore che studia i gesti, le movenze. Solleva la cornetta del telefono e si lascia cadere sulla poltrona. Con un dito attorciglia il cavo del telefono. Apre e chiude la bocca come se stesse conversando.
Ti squilla il telefono. Lei si volta e ti guarda con occhi vitrei, da animale impagliato, di là dal tempo. Tu rispondi, chiedi chi è.
Dall’altra parte scariche elettriche, voci confuse in una lingua sconosciuta, echi e lamenti. Poi il silenzio.
Metti giù. Nella stanza di fronte la luce si è spenta, lei non c’è più. Il tuo telefono squilla ancora.
Rispondi, è il tuo amico, quello che hai abbandonato alla fermata. È spaventato e tu fatichi a capire.
«Sono tra noi, fingono di essere attori. Copiano i nostri gesti e usano il telefono per mandarti messaggi subliminali».
Ti dice che per farsi riconoscere, d’ora in poi farà due squilli, poi metterà giù e richiamerà, così saprai che è lui.
«Dobbiamo andare ai loro spettacoli per snidarli» dice.
Tu metti giù e fai per andare in camera. Da qualche parte tra i palazzi c’è un telefono che suona. Non è il tuo, non ancora.
Torni suoi tuoi passi, tiri le tende e spegni il telefono.
Chiudi gli occhi, abbassi il sipario.
Ora sfogliamo insieme cosa ci riserva la settimana e le parole chiave che vi sveleranno la frase finale: inclusione, maschera, arte & musica, futuro, ineluttabilità.
15 giugno – ore 21:30
“Zuppa di Sasso” – spettacolo per famiglie con Silvia Santospirito, Mattia Scolari, Giovanni Pazzoni e Martina Manzini – Compagnia del Teatro del Cerchio. E’ una produzione del 2019, uno spettacolo di accoglienza e tolleranza. Uno spettacolo che si ispira al libro di Anais Vaugelade, narra di un vecchio lupo che con la scusa di volersi fare una zuppa con un sasso, convince tutti gli animali della fattoria ad aggiungere ingredienti “veri” e a riempirsi la pancia. Come per magia gli animali prenderanno vita e nel farlo si svilupperà il tema della convivenza, del pregiudizio e della necessità di aiutarsi l’uno con l’altro. Un tema purtroppo molto attuale, è uno spettacolo dai 3 anni in poi, da guardare insieme per accompagnare il futuro dei nostri figli in questo mondo.
16 giugno – ore 21:30
parte il MicroFestival “Luci della ribalta – dal varietà al cabaret”. Con lo spettacolo “Il mascheraio”, una commedia dell’arte con Andrea Cavanna. Compagnia Zorba Officine Creative. A cura dell’Ass. Cult. Micronomicon. Si assiste all’apertura al pubblico di un vero e proprio atelier di costruzione maschere teatrali, con decine di maschere in cuoio, calchi in gesso, matrici in legno e tutti gli accessori del lavoro del mascheraio (pelli, pellicce, martelli, ecc.). Andrea Cavarra illustra l’arte del mascheraio raccontando la storia della maschera nella società, nella religione e nel teatro, dal teatro greco alla commedia dell’arte, fino ad arrivare ai giorni nostri. Man mano che il maestro svela come nasce una maschera, ce ne rivela anche tutti i significati simbolici, lo scopo sociale, ma soprattutto perché la maschera è sempre attuale… Per camminare con lui nel mondo della fantasia.
17 giugno – ore 21:30
MicroFestival “Luci della ribalta – dal varietà al cabaret” – “Attacchi di swing” spettacolo di circo musicale con Alessandro Mori e Corrado Caruana. A cura dell’Ass. Cult. Micronomicon. Spettacolo da vedere e da sentire, i due artisti in scena catapulteranno il pubblico in un salottino anni trenta, Corrado Caruana alla chitarra e Alessandro Mori al clarinetto in un fantastico duo swing per un jazz quasi fantastico, arricchito da virtuosismi con strumenti a sorpresa e una loop station che sintetizza ed amplifica il divertimento, grazie anche all’estrosità delle gag clownesche che i due artisti propongono in un imperituro sviluppo. Spettacolo da vedere e da rivedere, sempre nuovo e sempre attuale per una serata di puro divertimento.
18 giugno – ore 18.30
“Tavola rotonda sul futuro del Teatro Ragazzi” a cura del Teatro del Cerchio e del Teatro delle Briciole. Ospiti Giuliano Tenisci (direttore artistico TDB), Mario Mascitelli (direttore artistico TDC), Michelangelo Frola e Marta Abate della Compagnia Scena Madre. Modera la regista e professoressa Maria Pia Pagliarecci. Per un momento di riflessione insieme sarà interessante ascoltare due teatri cittadini e i loro ospiti su un argomento come quello dei giovani, per capire come affrontare e come aiutare non solo sé stessi e il loro futuro, ma quello della nostra società affinché sappiano costruirne una migliore.
18 giugno- ore 21.30
“Alfredino, l’Italia in fondo al pozzo”. Di e con Fabio Banfo. Compagnia MaMiMò. Chi non è più giovane ricorderà quella che per l’Italia è stata la prima lunga diretta dal vivo di un evento di cronaca che ha tenuto tutti incollati allo schermo televisivo. Lo spettacolo che andrà in scena, anche se suona strano utilizzare questo termine, è il racconto della tragica vicenda del piccolo Alfredo Rampi, precipitato a 36 metri di profondità nel pozzo di Vermicino, e dei tentativi di salvarlo nelle 36 ore successive. Per ricordare ai sopravvissuti e per spiegare a chi non c’era l’impotenza di fronte alla natura, nonostante i mezzi, ora come allora. Tutti gli eventi saranno presso il Centro Giovani Federale di Via XXIV Maggio a Parma, per la rassegna Spazi d’Ozio del Teatro del Cerchio.
La prenotazione è obbligatoria tramite sms o whatsapp al numero 3515337070 oppure alla casella di posta prenotazioniteatrodelcerchio@gmail.com e l’ingresso è a offerta libera.
La frase della settimana è dunque:
Per un futuro senza maschera alla ricerca dell’inclusione tramite arte & musica per sconfiggere un destino di ineluttabilità. Seguiteci in questo viaggio.
(14 giugno 2021)
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