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L’insulto parmigiano al valore della solidarietà umana tra titoloni e accuse a chi lavora per il bene. Sul serio

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di Marco Maria Freddi, #migranti

“La sentenza del tribunale di Locri che condanna l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, rappresenta un insulto al valore della solidarietà umana, e rischia di costituire un pericoloso precedente che vede la condanna di chi si adopera per il bene della collettività senza alcuno scopo di lucro”.

I pensieri di questa mattina dopo aver letto l’articolo sulla Gazzetta di Parma web sono davvero confusi. Mi perdonerete, cari concittadini parmigiani, ma non riesco a non dire ciò che penso, e cioè che “La solidarietà e fratellanza come patrimonio e conquiste dell’umanità a Mimmo Lucano per difendere la democrazia e la civiltà da pericolose derive antidemocratiche e antisociali”, sono scontate. Scontate sì. Ma solo per Mimmo Lucano che vive e opera a Riace, in Calabria. Per Simone Strozzi che vive e lavora a Parma invece no.

La vergogna è tanta, davvero tanta cari concittadini di Parma, e come cittadino di questa città ripenso non tanto ai titoloni dei giornali ma ai giudizi espressi dalla politica locale a sinistra, dal mondo del terzo settore e della Chiesa locale circa il lavoro dell’amico Simone Strozzi. Un amico, vero, un amico a cui non risparmio le stesse critiche attribuite a Mimmo Lucano, l’aver usato fondi pubblici destinati all’accoglienza per altri scopi.

Peccato che gli scopi a cui ha attribuito capitoli di spesa altra, fossero i poveri, altri poveri, figli di poveri, poveri che nessuno vuole, eppure, lo stesso mondo che oggi a Mimmo Lucano guarda e che organizza manifestazioni pubbliche di solidarietà e fratellanza come patrimonio e conquiste dell’umanità da difendere e che invece, nel caso del mio amico Simone Strozzi, si è girata dall’altra parte e ha censurato e condannato Simone perché non rispettoso della legalità.

Come per Mimmo Lucano, anche per Simone Strozzi, la mangiatoia non c’è stata, non c’è stato nessun interesse privato, l’unico interesse è stato provare a superare regole restrittive che non permettevano di accogliere chiunque avesse bisogno e l’accoglienza dei daspati di Parma, i daspati della stazione di Parma, i daspati spesso psichiatrici che ritroviamo annebbiati di farmaci nel carcere di Parma, i daspati di cui gli esponenti delle destre vanno orgogliosi, ne sono l’esempio.

I daspati che solo il mio amico Simone Strozzi accoglieva.

Ho sempre diffidato del razzismo dell’antirazzismo, come ho sempre diffidato del buonismo dei buonisti, nel mondo dell’associazionismo e del volontariato si annida una crudeltà e spietatezza infinita, la crudeltà che ha condannato a morte un amico, un amico condannato a pena perpetua, una condanna a morte decretata dalle anime belle e buone del terzo settore e dai clericali parmigiani e che parafrasando padre Alex Zanotelli suona come “una sentenza (quella della politica, del terzo settore e della chiesa locale) su Simone Strozzi che grida vendetta al cospetto di Dio”.

La morte per pena perpetua, è la pena di confino dell’amico Simone Strozzi da parte del tribunale dei politici locali, del terzo settore e dalla Chiesa locale, che rappresenta un insulto al valore della solidarietà umana perché ha decretato la condanna di chi si è adoperato per il bene della collettività senza alcuno scopo di lucro.

 

(2 ottobre 2021)

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