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Il Sindaco Federico Pizzarotti ha dichiarato recentemente in una intervista alla Stampa: “Il teatrino che si è creato in questi giorni è davvero surreale. Penso che di fronte alla destra che sta nascendo in Italia e in Europa servano posizioni ferree, “immoderate” ma “responsabili”. Per ora siamo troppo appiattiti sui populisti e le loro beghe: loro sono forti perché noi sì è deboli”.
Parole da vero leader che ha parlato di posizioni ferree, “immoderate ma responsabili” rispetto alle minacce che richiedono risposte chiare, cito il climate change, che mette a rischio la sopravvivenza dei nostri figli e nipoti sul pianeta; cito in chiave nazionale la principale minaccia che è la sopravvivenza della nostra pur fragile ma sempre insostituibile Democrazia liberale.
Entrambe queste minacce richiedono leader politici responsabili che abbiano la passione e la capacità di andare oltre la prossima scadenza elettorale. Ovvio che, se la sfida al fenomeno del climate change può essere affrontata e vinta solo sul piano internazionale, la sopravvivenza della democrazia nel nostro Paese dipende solo ed esclusivamente da noi e questo disegno può ancora essere arrestato governando ciò a cui non siamo stati in grado di rispondere.
Gli unici temi che nell’immaginario e nella percezione politica dei cittadini hanno fatto breccia e hanno permesso alle forze della società chiusa di avere tanto consenso sono il fenomeno migratorio ed il sostegno al reddito, che la propaganda alimentata dai professionisti della paura e del rancore hanno colto e sfruttato in chiave elettorale. Ma tutto ciò che già era nelle nostre mani, il “timido” sostegno al reddito, lo strumento del REI, che coinvolgeva i servizi sociali dei Comuni in progetti di autonomia dei singoli e dei nuclei famigliari, ed una proposta di legge, Ero Straniero, che può mettere ordine al fenomeno dell’immigrazione in “casa nostra” per garantirci strumenti di serietà e attendibilità in Europa per aprire un dialogo serio di riforma della materia migratoria proponendo la nomina di un commissario al mediterraneo di cui abbiamo grande bisogno.
La Lega, grazie ad una opposizione confusionaria, divisa ed incerta, è in costante crescita – in Regione Emilia Romagna dove a breve voteremo, la sola Lega è avanti nei sondaggi rispetto all’unione di tutti i partiti della società aperta – ma rappresenta in scala nazionale solo il 20% degli aventi diritto al voto: ciò significa che gli spazi politici, in Regione e in Italia, sono significativamente ampi, sta a noi essere credibili al punto di convincere il vero partito di maggioranza – quello dell’astensione – ad avere fiducia nelle proposte del fronte aperto. E se il punto politico del comune sentire non è il legittimo scontro di posizioni dell’opportunità di allearsi al M5S o se andare subito al voto o formare un governo di legislatura che voti la legge di bilancio, impedisca l’aumento dell’Iva e aiuti l’Italia a tirarsi fuori dal disastro economico in cui sinora questo governo di sola propaganda antimigratoria l’ha cacciata, dobbiamo ripartire da ciò che avevamo ed abbiamo, cioè lo strumento del REI e proposta di legge di governo dell’immigrazione “Ero Straniero”, recentemente presentata in Parlamento. Poi, ultimo passaggio, ci sono la credibilità ed i racconti delle persone chiamate a rappresentare la società aperta.
Hannah Arendt seguendo nel 1961 il processo per crimini di guerra ad Adolf Eichmann, lo definì “né perverso, né sadico, ma spaventosamente normale”.
La “banalizzazione del male” – aggiungono i racconti sulle piattaforme sociali – non è, come dice il mio Sindaco, prendere “posizioni ferree, immoderate ma responsabili”, è l’appiattirsi ai populismi e proprio perché anche i rappresentati della società aperta cadono nei populismi stile “costante campagna elettorale”, i responsabili nazionali dei partiti che aspirano alla società aperta, devono essere molto attenti alla selezione dei propri candidati alle prossime elezioni Regionali dell’Emilia Romagna, ultimo baluardo, ultima trincea alla realizzazione di quella democrazia illiberale a cui la società chiusa si ispira.
Abbiamo già vissuto passaggi che non avremmo voluto vivere, la legge Orlando-Minniti, per esempio: legge che ha spalancato – ancor più – i portoni ai rappresentanti della società chiusa, sostanza e racconto di scelte non “immoderate e non responsabili” ma votate all’inseguimento di un elettorato che – come accaduto – ha scelto l’originale. Ed hanno scelto l’originale perché noi, rappresentanti della società aperta, non siamo stati credibili e questo, al netto dei racconti di Calenda o Renzi, personaggi politici che sono facce della stessa medaglia.
I rappresentati della società aperta non possono utilizzare le stesse modalità, gli stessi “racconti”, non possono appiattirsi ai populisti ed alle demagogie, neppure se si tratta di un vetro rotto alla stazione di Parma. “Loro sono forti perché noi sì è deboli”, diceva il mio Sindaco ma aggiungo, siamo deboli per i racconti deboli di chi ci dovrebbe rappresentare.
(19 agosto 2019)
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