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Sabato 13 aprile, alle ore 20.30, il palcoscenico del Teatro Regio sarà invaso da una spettacolare orchestra di oltre duecentocinquanta bambini e ragazzi, dagli otto ai diciassette anni: l’Orchestra Pistapòci. Si tratterà, in realtà, di quattro gruppi che si alterneranno sul palcoscenico, dato che nemmeno il nostro storico teatro potrebbe contenere tutta insieme una simile massa di musicisti.
Ma che cos’è l’Orchestra Pistapòci? Si tratta di un originale progetto didattico-musicale nato da un’idea di Francesco Sgorbani all’interno della Scuola di Musica Cem Lira di Parma, e realizzato con il fondamentale sostegno economico della Regione Emilia-Romagna che in questi anni ha deciso di investire sulla musica e sulla diffusione della cultura musicale, appoggiandosi ad una rete di scuole musicali di qualità diffuse sul territorio. Nata tre anni fa, l’Orchestra Pistapòci si rivolge a ragazzi dalla scuola primaria alla secondaria superiore, offrendo a chi lo desidera la possibilità di suonare uno strumento, ma soprattutto di fare subito musica insieme agli altri: lo studio individuale dello strumento viene dopo, non prima della musica d’insieme; per partecipare ad una esecuzione orchestrale basta saper fare anche una sola nota, al momento giusto; ed è proprio il suonare insieme agli altri che crea nei ragazzi la motivazione per approfondire lo studio di uno strumento.
Ma questo non è l’unico punto di originalità del progetto: c’è il repertorio, fortemente connotato dalla modernità, fatto di brani scelti tra quelli che i ragazzi d’oggi ascoltano; c’è lo staff degli insegnanti, formato sia da musicisti di estrazione accademica, ben ferrati sul fronte musicale e didattico, sia da musicisti autodidatti, strumentisti che sono arrivati alla musica attraverso una strada differente, più vicina ai modi di apprendimento spontaneo dei ragazzi; c’è la scelta degli strumenti, che non si limita a quelli della tradizione, ma si apre alla contemporaneità lasciando spazio all’elettronica, alle loop station, e sa dare spazio sia alla vocalità tradizionale sia al beat box e al canto rap. C’è, soprattutto, l’”inclusività” del progetto, che lascia la porta aperta a tutti, senza fare selezioni, che mira a trovare per tutti uno spazio all’interno del progetto e non a far emergere i migliori a scapito degli altri.
(11 aprile 2019)
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