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Senza dimora e senza diritti: il prezzo della burocrazia

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di Marco Maria Freddi

Vi ricordate di quel gioco a eliminazione, dove ad ogni passo c’è una sfida e solo chi supera tutti gli ostacoli arriva alla fine? Un gioco crudele, ma incredibilmente avvincente. Un percorso pensato più per scoraggiare i più deboli che per aiutarli. Un po’ come l’arena di “Hunger Games”, solo che qui, alla fine, non c’è nessun premio.

Oggi non torneremo a raccontarvi del percorso a ostacoli per ottenere l’Assegno di Inclusione, quella misura ideata per contrastare povertà, fragilità ed esclusione sociale. Se avete letto il nostro tredicesimo appello, conoscete già i dettagli. Se ve lo siete perso, scriveteci pure, e vi invieremo una copia personalizzata.

Oggi vi raccontiamo la storia di Raimondo, uno degli ospiti della casa di via Toscana. Recentemente ha ricevuto una lettera dall’INPS, in cui gli viene richiesto di restituire ben 7.500 euro di Reddito di Cittadinanza per il periodo 2019-2020. Il motivo? A quanto pare, in quegli anni, non risultava essere presente sul territorio nazionale, poiché non risultava iscritto a nessuna anagrafe.

Viene da chiedersi: sarà forse andato all’estero senza che ce ne accorgessimo? È diventato cittadino del mondo? O magari si è concesso una vacanza? Niente di tutto questo, chi vive in strada, dopo un certo periodo, viene cancellato dalle liste anagrafiche dei Comuni, fino a quando, grazie a un’assistenza, non gli viene assegnata una residenza fittizia. In quegli anni, Raimondo viveva per strada. Ma poiché il Registro Nazionale dei Senza Dimora non è mai stato attuato, le amministrazioni comunali non lo hanno censito. Così, un piccolo errore burocratico si è trasformato in un debito ingiusto.

Come spesso accade, chi paga per le inefficienze delle amministrazioni sono sempre gli stessi: i più poveri, i senza tutto.

Anche quando si chiamava Reddito di Cittadinanza, gli ostacoli non mancavano. E ciò che mancava allora, come ancora oggi, è l’applicazione e l’attuazione, da parte di tutte le amministrazioni, del Registro Nazionale dei Senza Dimora, già legge dello Stato. Evidentemente è considerato troppo complicato e faticoso da applicare. D’altronde, si sa, le persone senza dimora sono una categoria invisibile e scomoda.

Questo strumento sarebbe fondamentale per censire, a livello nazionale, chi non ha una fissa dimora e si sposta continuamente, garantendo loro l’accesso ai servizi sociosanitari e ai diritti, ovunque si trovino. Ma, come al solito, occuparsi di chi vive ai margini non è mai una priorità. Nonostante l’esistenza del Registro Nazionale dei Senza Dimora, rimasto inapplicato dalle amministrazioni locali, lo scorso giugno il Comune di Roma ha organizzato la “Notte della Solidarietà” per censire le persone senza fissa dimora. Sono stati stanziati quattro milioni di euro per comprendere le esigenze di questa popolazione “speciale” e approfondire le loro condizioni di vita.

Nel report che riassume i risultati di questa iniziativa, si legge che il quadro è più chiaro: sono state censite oltre 2.200 persone, “evidenziando un problema sociale di grande rilevanza” (!). Verrebbe spontaneo lasciarsi andare a qualche espressione colorita romanesca, ma possiamo limitarci a dire che iniziative come questa rappresentano uno spreco di denaro pubblico, e la “Notte della Solidarietà” non ha fatto eccezione.

Per comprendere davvero il fenomeno dei senza dimora, i dati raccolti non potranno mai essere una base solida per sviluppare politiche sociali efficaci e inclusive. Le amministrazioni locali non dispongono di strumenti concreti per togliere queste persone dalla strada, perché il problema dei senza dimora non è mai abitativo e quando lo è, viene solo dopo l’aspetto sociosanitario.

Ma forse NON siamo più soli …

I nostri sforzi per assistere e sostenere chi, malato, vive per strada, portando il peso dello stigma di aver scelto quella vita e venendo definito “degrado urbano”, stanno finalmente trovando riscontro nel sostegno concreto da parte dell’Amministrazione Comunale.

Siamo stati convocati e attendiamo una proposta dall’Amministrazione, che sottolinea quanto questa Amministrazione ritenga importante avere in città un’associazione come la Corte dei Miracoli, impegnata a sottrarre dalla strada chi ci vive e non che la sofferenza venga semplicemente alleviata, lasciando queste persone per strada. Ci aspettiamo il riconoscimento della nostra associazione come struttura di accoglienza e la presa in carico di tutte le persone che abbiamo accolto negli ultimi quattro anni. In caso contrario, qualsiasi altro tipo di aiuto servirebbe solo a mitigare la fine di un’esperienza unica sia per la città che per il Paese, poiché la questione dei “senza dimora” non è mai una questione abitativa.

La Corte dei Miracoli si è sempre autofinanziata grazie alle donazioni e ai contributi di coloro che in passato hanno vissuto per strada, ma non possiamo più essere l’ultimo rifugio per le persone che l’Amministrazione Comunale e il Servizio Sanitario territoriale non riescono a gestire, o che sono state scartate dalle aziende del terzo settore di prima accoglienza perché non più “remunerative”. Senza risorse provenienti dalla presa in carico dei nostri accolti, questa esperienza terminerà, riportando in strada chi abbiamo accolto negli ultimi quattro anni. Non solo l’Amministrazione Comunale, ma anche la Diocesi e le Congregazioni religiose si rifiutano di donare spazi inutilizzati o sottoutilizzati per scopi sociali, nonostante l’appello di Papa Francesco rivolto alle diocesi e alle congregazioni. La mancanza di spazi ci impedisce di accogliere più persone, che continuano così a vivere per strada o sotto i ponti. 

Infine, le istituzioni socio-sanitarie, scaricando tutte le responsabilità sul servizio sociale comunale, ci ignorano e negano il loro supporto. Per questo, ci rivolgiamo con un quindicesimo accorato appello a tutti i cittadini e le imprese di Parma: uniamo le forze per sostenere finanziariamente il progetto per dare speranza a chi ne ha più bisogno.

Vi siete persi i primi quattordici appelli? Fatecelo sapere, vi invieremo copia personalizzata.

Così il comunicato stampa de La Corte dei Miracoli di Parma APS.

 

 

(14 ottobre 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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