Riceviamo a pubblichiamo integralmente
Ho letto nei giorni scorsi della “disavventura” e dello sfogo di Valerio Varesi in occasione del Torcularia Book Festival, ma non ho visto alcuna risposta da parte della amministrazione di Parma, che pure era stata direttamente coinvolta e chiamata in causa dallo scrittore. Sorpresa di ciò, ho quindi pensato di scrivere una lettera di scuse a Valerio Varesi nella quale chiedo all’assessore Michele Guerra di riflettere su quanto accaduto e di dire la sua in merito. Non nascondo che da cittadina sono molto colpita da quanto successo, ma purtroppo neppure troppo sorpresa. Chissà se questa mia permetterà una breve riflessione.
“Caro Valerio,
perdonami il tono confidenziale, ma da concittadina e amante della lettura mi sento di condividere alcuni degli aspetti da te sottolineati per l’aver partecipato ad un festival della nostra provincia. Scrivi nel tuo sfogo (https://parma.repubblica.it/cronaca/2021/06/07/news/non_andate_in_giro_a_vantarvi_di_essere_una_citta_attenta_alla_cultura_-304667268/), che in tanti anni che partecipi a manifestazioni di questo tipo in Italia e all’estero, non ti era mai capitato di ricevere tanto disprezzo per il tuo tempo, per la tua dignità di scrittore e che non avevi mai sperimentato tanta cattiva organizzazione.
Non sono certo parole piacevoli da leggere e penso ti sia costato assai scriverle, soprattutto laddove ti rivolgi a chi governa la nostra città, chiedendo di riflettere sul fatto che Parma sia l’unica a non avere un festival culturale degno di rilievo e come oggi, tranne qualche poeta di vaglia, gli scrittori parmigiani vivono tutti fuori e che tu stesso dichiari di metterti in esilio volontario.
Ho cercato nella mia mente ricordi per smentire quanto affermi, ma ahimè non ne ho trovati e non posso neanche dare la colpa al momento che stiamo vivendo. Ho rispolverato infatti tra i miei ricordi di Facebook una foto di 5 anni fa dove ero venuta in un agriturismo di Casatico ad ascoltarti per la presentazione del tuo libro “Lo stato di Ebbrezza” dove ad accompagnarti con stacchi musicali c’era un mio amico, Diego Baruffini, ed anche allora la mia città ti aveva trattato male, non erano arrivati i libri e non ne avevi a disposizione da autografare.
Il buon vino e l’ottimo salume del luogo, l’ottima musica e le tue parole, ci avevano fatto comunque passare un pomeriggio sereno, e questo perché comunque l’organizzatore e l’ospite erano privati che non hanno fatto mancare la loro presenza, il loro voler essere accoglienti, per questo sono convinta che tu, come me, sei tornato a casa comunque contento.
A distanza di cinque anni invece ti sei affidato a chi amministra la nostra città da quasi dieci anni, a chi pensa che fare il bene di Parma sia trasmettere immagini patinate, magari con visioni futuristiche o fotografie scattate dall’alto in modo che non si possano vedere i particolari e il risultato lo si legge chiaramente nelle tue parole.
Mi dispiace davvero e ti chiedo di riprovarci, magari l’anno prossimo con una nuova amministrazione (avremo infatti le elezioni amministrative, e ancora non si conoscono i candidati sindaci), nella speranza che senza titoli altisonanti, (Parma Capitale della Cultura 2020+21), e magari senza i restyling, senza i maxi concerti che questa amministrazione vuole, possa esserci un amore per la cultura diverso. Chissà magari sia tu che gli altri scrittori da te citati tornerete a trovarci e ci regalerete dei bei momenti culturali, di cui abbiamo tanto bisogno.
Termino questa lettera rivolgendomi al nostro assessore alla cultura Michele Guerra, forse più vittima che carnefice, in questo stato di cose, con la speranza che colga l’occasione per comprendere come la nostra città abbia bisogno di cultura, quella vera, quella che ci permette di crescere, di imparare, che ci permette di socializzare, non della ricerca del mero lato commerciale. Parma non ha bisogno di essere sotto i riflettori, Parma è città culturale sotto tutti gli aspetti, musica e teatro sono solo un esempio di quanto possa essere viva e vitale, di quanto possa farci sognare; ma anche se recentemente abbiamo perso alcune case editrici, se le librerie chiudono, dobbiamo diffondere e far crescere l’amore per la letteratura, l’amore per il bello scrivere e abbiamo bisogno di letterati, scrittori e artisti che sappiano farlo, ma soprattutto di chi li sostenga perché si sa la cultura ha bisogno di mecenati per poter essere diffusa.
Il Comune non deve fare cassa con la cultura, il bottino che deve portare a casa è quello di avere una comunità soddisfatta, che ama la sua città e la rispetta. Al momento niente di tutto ciò esiste a Parma, e non è colpa della pandemia, e se un festival dedicato a questo settore, magari per una volta slegato al cibo può essere d’aiuto, allora pensiamoci, e raccogliamo le idee per realizzarlo, per fare in modo che anche la nostra città abbia un vero sapore culturale di cui vantarsi.
Quindi caro Valerio, spero di rivederti il prossimo anno e così quelli successivi ancora, magari in un festival tutto parmigiano dove gli strajé di Parma come te siano felici di tornare.
Non dimenticarti della nostra città e vedrai che qualcosa cambierà.
Con stima,
Isabella Grassi
(13 giugno 2021)
©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata